L'età antica e la dominazione di Roma
Seulo non entrò mai in contatto con i Fenici o con i Cartaginesi, ma ebbe dei contatti piuttosto stretti con i Romani, come attesta anche una tavoletta in bronzo del 173 d.C. appartenente a un militare; nel 594 la conversione al Cristianesimo del capo Ospitone, ringraziato dal papa, segnò la fine dell'isolamento
A differenza di quanto accaduto in altre zone, a Seulo non è mai arrivata né la civiltà
fenicia né quella punica, probabilmente perché il paese era tanto isolato e
difeso dai confini naturali da risultare inespugnabile per i numerosi invasori
che nel corso dei secoli hanno messo piede in Sardegna; anzi, proprio l’arrivo
di nuove civiltà lungo le coste dell’isola spinse Seulo a rompere ogni legame
con l’esterno e a isolarsi ancora di più.
I primi a penetrare nel territorio di Seulo furono i Romani, come dimostra la presenza di un antico ponte e della strada
circostante adoperata per raggiungere il paese fino alla costruzione di una nuova
arteria di collegamento. La dominazione romana, attestata anche da espressioni
dialettali di chiara derivazione latina, non scalfì tuttavia la civiltà
barbaricina: i popoli dell'entroterra, per sopravvivere all'isolamento,
alternarono periodi di difesa del territorio a scorribande nelle pianure limitrofe.
Uno dei reperti più interessanti è la tavoletta
in bronzo del 173 d.C., congedo di un soldato che rimase a vivere a Seulo
per la bellezza del paesaggio.
Gli abitanti di Seulo mantennero inalterata la propria autonomia culturale fino alla conversione al Cristianesimo del capo barbaricino Ospitone, alla fine del sesto secolo. In una lettera datata maggio 594, infatti, papa Gregorio Magno si rivolse a lui ringraziandolo per aver abbracciato la religione cristiana e pregandolo di impegnarsi a fondo per convertire i suoi sudditi che ancora adoravano pietre e legni "come animali”.